martedì 27 gennaio 2009

Jana


Appena li vide, si mise a danzare davanti a loro, catturandone l’attenzione. La jana maistra era stata chiara: ”Se decidi di vivere con un umano, perderai tutti i poteri.” Lo sapeva, e ne soffriva, ma l’amore per quel premuroso contadino era tale… I briganti avevano devastato più volte il villaggio, giungendo di sorpresa, veloci e precisi come locuste. I poveri contadini non avevano mai avuto il tempo di organizzare una difesa. Ma, questa volta, i briganti fermarono il loro impeto di fronte alla sensuale ed armoniosa danza della piccola fatina: e lei danzò, fino allo sfinimento. Volteggiò con una musica del suo popolo nelle orecchie, e l’immagine del contadino nel cuore: tempo, serviva tempo…Quando le minuscole ali non ebbero neanche la forza di sorreggerla, i briganti persero ogni interesse per quel minuto esserino e volsero lo sguardo verso il villaggio da depredare… Solo allora si accorsero di essere circondati dai contadini armati di forconi e roncole, decisi a porre fine alle scorribande.


Jana - acrilico su tele e legno 40x101

sabato 24 gennaio 2009

fiore nel fango


Come fiori nel fango, colorarono la terra lungo il passo dell’esilio. Come grani di rosario, vennero contati, chiamati, allineati. Come coriandoli bagnati, rimasero lì, dov’erano caduti, senza nessuno a reclamarli. Come fiori nel fango vennero schiacciati, irrispettosamente, disumanamente. E come una sbornia triste, vennero dimenticati. Eppure, proprio ora un altro di loro sta nascendo… Da grande, fra qualche mese, forse anno, diventerà anch’egli una vittima di guerra: per la statistica… “children of war”.

Tulipano - acrilico su tele 30x30

lunedì 19 gennaio 2009

Tulipani - dedicato ad un amico...

Si presentò nel negozio in una mattina di pioggia e cominciò a fissarmi: di solito i clienti si soffermano sulle composizioni in vetrina, accarezzano le foglie delle Chenzie, sfiorano i turgidi tulipani o i vellutati petali delle tee. “Desidera?” Mentre alternavo sterlizie a calle su una spugna rivestita di stagnola e iuta. “Sono venuto per quel fiore.” Rispose, indicando l’angolo più buio del negozio. “Quello? Lo vuole acquistare?” Indicai sorpreso un fiore abbandonato in un calice alto, di plastica. “No. Voglio capire perché è lì.” “C’è poco da capire. Era alla luce del sole prima, insieme agli altri, in vetrina, ma il calore gli toglieva le forze. Allora l’ho sistemato fra i ficus, e le foglie cominciarono ad ingiallirsi. L’ho trattato come un’orchidea, ma l’umidità non l’ha giovato. La verità è che non so come si cura quel fiore.” “Così lo lasci in disparte, e questa non è certo la soluzione. Ogni fiore è un mistero che la natura, o colui in cui credi, ci dona per rinnovare il miracolo della creazione. Ogni fiore, è una testimonianza d’amore: per prendersene cura non serve tecnica, né scienza, non c’è un metodo universale, né libri che lo spiegano veramente… Ad amore si risponde con amore: e non pensare che esista amore malriposto o vano. Il calore di una carezza può abbagliare come il sole, una lacrima furtiva può dissetare chi si trova nel deserto, e la quotidianità dei gesti vale più di qualunque azione straordinaria. Ponilo vicino a te, e prova ad immaginare che quando hai freddo anche lui ha freddo, quando sei stanco, anche lui è stanco, e quando sei sereno, anche lui è sereno. Non dimenticare che è un fiore, come gli altri.” Così dicendo si diresse verso l’uscita e scomparve nella pioggia.

Tulipani - acrilico su tela 30x30

giovedì 15 gennaio 2009

Dedicato ad Andrea...

Pescatore qual io fui
anime e menti catturai
con reti di note.
Esploratore adesso sono
e lasciati amici ed impronte
canto il senso delle stelle immote.

lunedì 12 gennaio 2009

domenica 11 gennaio 2009

Amazzoni

Prima che gli atlantidei entrassero nel mito, molti di loro avevano difeso le pianure sarde dalle amazzoni che scendevano dalla montagna. Queste erano grandi guerriere ed esperte cavallerizze. Un’amazzone era pronta ad impugnare l’arco e la pelta solo dopo aver catturato un corsiero da montare in battaglia: così la giovane Agave si diresse nella piana di Gesturi per catturare il suo. L’amazzone, però, si rese conto con sconcerto, che la cavalcatura a lei destinata era una cavalla, per di più, gravida. La giovane Agave, non potendo scegliere un altro cavallo, si tormentò per giorni, dell’infelice sorte. Intanto, la gravidanza era giunta a compimento, ma il parto sembrava complicarsi. Agave non esitò punto ad avvicinarsi alla giumenta per aiutarla, ma a nulla valsero gli sforzi delle due femmine. Il puledro venne alla luce con fatica e, per di più, orfano. All’amazzone non rimaneva che una scelta: accudire il puledro affinché non morisse di stenti, fino a renderlo indipendente. Così passarono giorni e mesi, e cambiò la stagione, e di Agave, nel villaggio delle amazzoni non si seppe più niente: chi diceva che fosse morta, chi, che fosse stata catturata dagli atlantidei … Infine, un giorno, poco prima del tramonto, una sagoma si intravide da occidente. Era l’amazzone Agave, a dorso di uno splendido destriero: non era la montatura a lei destinata ma, giunto il tempo di lasciarsi, l’animale riconoscente, aveva deciso del futuro di entrambi.


Amazzoni - tecnica mista su tela 100x100

Su Soi

Nel tempo che tutte le religioni ricordano come “del grande diluvio”, il cielo rimase chiuso così a lungo, che i bambini più piccoli non ricordavano più cos’era il sole. Le torri di guardia avevano ininterrottamente i fuochi accesi, ed i raccolti erano sempre più modesti. I pastori si orientavano con le luci delle torri che oggi chiamano Nuraxeddu, S. Liberno, Domu e s’Orcu, De is Baccas… I più importanti fra le genti dei villaggi, si recarono dalla sacerdotessa Kala e la pregarono di far tornare il sole. La sacerdotessa scrisse una parola magica sopra una pelle di capra. “Il sole tornerà quando l’altra Lei d’una ragazza pura leggerà questa parola.” Così, tutte le ragazze pure di ogni villaggio, vennero portate in festa alla foce del Rio Mannu. “IOSUS” Gridò la prima, ma forse non era pura come diceva. “IOSUS” Gridò la seconda, ma forse, non così forte. “IOSUS” Gridò la terza, ma nemmeno un pallido raggio di sole… “IOSUS” Gridarono, una ad una, tutte le ragazze pure, e poi tutte all’unisono, ed alla gente parve di vedere un barlume… che si affievolì come la speranza. Non rimaneva che tornare a casa, orientandosi con i fuochi delle torri. La pelle di capra venne abbandonata sulla spiaggia. Alla fine del dì, che dì non era, una bambina che collezionava conchiglie, s’imbatté nella pelle di capra. La portò seco fino all’acqua, dove la parola si specchiò. “SU SOI” Lesse ad alta voce la bambina, ed un violento raggio di sole, diradò prontamente le nubi, abbagliando la terra.

Su soi- tecnica mista su tela e legno 71x71

sabato 10 gennaio 2009

Janas

Un contadino che passeggiava nel bosco, sentì un lamento sotto le foglie ai margini del sentiero. Incuriosito, si chinò e scoprì una piccola fatina. "Sono una Jana, stavo fuggendo dai cani dei cacciatori, ma sono troppo stanca per raggiungere la mia casa". "Ti ci porterò io, se mi indichi la direzione". " Sali con nuovi occhi e troverai la mia casa". Il contadino sorrise. "Non preoccuparti, conosco come le mie tasche questa montagna, potrei salirvi ad occhi chiusi". E s'incamminò. Salì tutto il giorno, ed al tramonto, si addormentò sotto una grande quercia. La mattina, si risvegliò esattamente nel posto in cui aveva trovato la jana. "Non capisco, eppure non mi pare d'esser mai sceso". "Se ancora vuoi accompagnarmi a casa, sali con nuovi occhi". " Ho capito, questa volta sarò più attento". Il contadino salì tutto il giorno, ed al tramonto si addormentò di nuovo sotto la grande quercia. L'indomani, si risvegliò ancora nel posto in cui aveva trovato la jana. "Stavolta sono sicuro di essere salito, senza mai tornare sui miei passi: questa deve essere una magia...". "Se vuoi davvero accompagnarmi, devi salire con nuovi occhi". Disse nuovamente la piccola compagna: allora, il contadino si sedette a riflettere sulle sue parole . "Se cammino non giungo da nessuna parte e, se rimango fermo qui, non raggiungerò mai la sua casa. A meno che..." Chiuse gli occhi e girandosi attorno, cercò la direzione giusta con il cuore. "Ora ho capito le parole della fatina". Riaprì gli occhi e sopra la sua testa riuscì a vedere tante janas, i loro rifugi sugli alberi, ed i ripari fra le rocce ai suoi piedi. Prese la fatina fra le mani..."Sono giunto alla tua dimora, ora posso congedarmi e tornare, finalmente, presso la mia". " Sei un brav'uomo, il mio ringraziamento ti sarà d'aiuto". Il contadino salutò la jana e s'incamminò verso casa con passo leggero e mani in tasca. Proprio in una tasca toccò qualcosa che prima non c'era: la tirò fuori e si ritrovò in mano un rubino grosso come una ghianda. Il ringraziamento della jana.

Janas. Danza notturna - tecnica mista su tela e legno 40x101

Tulipani

Un guerriero che voleva diventare saggio, chiese ad un maestro come trovare la via. "Vai nel mio giardino, là troverai la risposta che cerchi." Il guerriero ringraziò il maestro e cominciò a passeggiare nel giardino: era un prato molto curato, eppure ogni stelo d'erba, ogni piccolo fiore, ogni arbusto colorato erano liberi di crescere secondo la propria volontà, senza alcuna costrizione. Un bambino sedeva al bordo del sentierino, in un angolo ancora incolto, giocando con la ghiaia. Il guerriero si avvicinò e si accorse del suo sguardo triste. "Il sorriso di un bambino è la via della saggezza". Illuminato da quel pensiero, si guardò attorno... "La felicità risiede anche nel fiore più umile di questo giardino" Pensò. Prese un piccolo tulipano dall'aiuola e lo porse teneramente al bambino. "Così l'hai ucciso, dovrei, forse, ringraziarti?". Rispose il bambino. "Sono io che umilmente ringrazio te, per avermi indicato la via della saggezza". Rispose il guerriero: e tornò nel mondo. La sua fama crebbe tanto che il guerriero più forte del paese decise di sfidarlo: "Nel mio braccio tengo le sorti di questa intera valle, tanta è la mia forza". Così dicendo distese il braccio e, dove si posava la sua ombra, tutto rinsecchì. "Certamente la tua forza è superiore alla mia, ma il valore non è nel distruggere, cosa che sa fare benissimo anche il bue che trascina il carro, con i suoi zoccoli pesanti. Quando il tuo braccio potrà ridare la vita a questo piccolo tulipano, allora non avrò timore di riconoscere il tuo valore". Così il guerriero saggio riprese il cammino, e fu la sua ombra a ridare vita alla terra.

tecnica mista su tela e legno 40x101 tecnica mista su tela 30x30